Griglie al Plebiscito, nuovo stop

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Il ministero: pronti a un confronto

Grate in piazza Plebiscito, nuovo stop del ministero. Con un decreto di 12 pagine firmate dal direttore generale del Mibac, Gino Famiglietti, e notificate ieri al Comune di Napoli e alla Soprintendenza Archeologica, viene disposto «l’annullamento d’ufficio, in autotutela, dell’autorizzazione emessa dalla Soprintendenza Archeologica delle Belle arti nei confronti del Comune di Napoli per la realizzazione dei lavori» della camera di ventilazione relativa alla tratta Chiaia-Municipio della Linea 6 della Metropolitana».

Colpo di scena

Un vero e proprio Tsunami che coglie il Comune di Napoli di sorpresa pochi giorni dopo il pronunciamento del Tar che invece annullava il precedente stop del Ministero dando ragione a Palazzo San Giacomo, che nel frattempo aveva avviato l’iter per la riapertura del cantiere. Una decisione che scatena uno scontro istituzionale senza precedenti tra Comune, ministro, Mibac e soprintendenza. Il Ministero per i Beni culturali ripropone quindi, con motivazioni molto tecniche, il diniego nelle more di un ricorso che, spiega, «si riserva di proporre al Consiglio di Stato». Diversi i punti sottolineati nella nuova bocciatura delle grate in piazza Plebiscito che impedisce la riapertura del cantiere. Partendo dal fatto che per il Mibac la giustificazione del minor costo non può valere la scelta; poi, che l’eventuale cantiere aperto in Piazza Carolina e non in Piazza Plebiscito presupporrebbe le stesse compatibilità tecniche del cantiere in piazza Plebiscito perché, peraltro, il tunnel passerebbe ugualmente al di sotto di piazza Carolina. Infine, viene sottolineato come manchi la valutazione di impatto ambientale a sostengo della scelta di piazza Plebiscito.

Il documento

A tratti molto dura la relazione di Famiglietti. In un passaggio, infatti, viene ricordato come «appare evidente che la consistenza del terreno in cui realizzare la camera di ventilazione della linea 6, con riferimento alla tratta Chiaia-Municipio, è sostanzialmente analoga almeno a partire dal centro di piazza Carolina fin verso l’emiciclo di piazza Plebiscito», con «la soprintendenza» che «ha autorizzato il progetto sottopostole dall’amministrazione comunale senza richiedere una alcuna ulteriore informazione agli uffici tecnici del Comune, o comunque un ulteriore supplemento istruttorio finalizzato a esplicitare in modo chiaro le effettive ragioni».

I problemi

Non solo. Il direttore del ministero — nonostante il ministro Paolo Bonisoli abbia fissato un incontro sul tema col sindaco de Magistris per il prossimo 20 febbraio — ricorda come la decisione di scegliere piazza Plebiscito sia partita «dall’assunto che la realizzazione della camera di ventilazione in piazza Carolina avrebbe avuto, come controindicazioni, il rischio per la stabilità degli edifici che su di essa prospettano, oltre che l’interferenza con la rete dei sottoservizi esistente, sottacendo, tuttavia, che la realizzazione della camera di ventilazione in piazza Plebiscito avrebbe comportato, in ogni caso, lo scavo della linea di collegamento, in orizzontale, fra la tratta della metropolitana di Chiaia-Municipio e piazza Plebiscito, con attraversamento di tutto lo slargo di piazza Carolina, e quindi con la conseguente interferenza con i medesimi sottoservizi».

I rilievi tecnici

Il Mibac analizza quindi la motivazione portata avanti dal Comune di Napoli in «una lettera del 12 maggio 2017» nella quale, ricorda, «ancora prima di aver acquisito gli esiti delle indagini stratigrafiche, comunicava di avere già deciso che il luogo più opportuno per realizzare la camera di ventilazione della linea metropolitana per la tratta Chiaia-Municipio, era piazza Plebiscito “con parziale riutilizzo dei manufatti esistenti-ex Ltr 90” come lo stesso giudice mirabilmente sintetizza ponendo in evidenza le vere ragioni della scelta di piazza Plebiscito: la riduzione dei costi». Famiglietti sottolinea poi che «il ministero, considerato in tutte le sue articolazioni», e quindi anche la Soprintendenza, pur non potendo travalicare i confini delle proprie competenza istituzionali e interferire nella sfera decisionale attribuita al Comune imponendo una determinata soluzione tecnica in luogo di un’altra, è però certamente tenuto a valutare l’attendibilità dell’iter motivazionale esposto a sostegno della proposta progettuale prodotta dall’ente locale e, dunque della scelta, ad essa sottesa, tra soluzioni progettuali contrapposte, cosi come prospettata dall’ente». Ecco perché la scelta di Piazza Plebiscito in luogo di piazza Carolina, per il Mibac, «è avvenuta in assenza dei dati ricavati dai sondaggi geognostici e quindi dettato, all’evidenza, piuttosto dalla volontà di contenimento dei costi che da reali ed insor-montabili difficoltà di ordine statico».

Il futuro

Il direttore del ministero sottolinea comunque che «l’indicazione di piazza Carolina come possibile sede alternativa» a piazza Plebiscito «è fornita a mero titolo di collaborazione istituzionale, fermo rimanendo che non solo l’amministrazione per i Beni culturali è ovviamente disponibile a valutare ogni eventuale proposta progettuale alternativa alla dislocazione dell’impianto di che trattasi in piazza Plebiscito» ed è anche «disponibile ad incontro congiunti con il Comune e il concessionario dei lavori per l’individuazione di una soluzione alternativa condivisa».In attesa di un vertice molto delicato che si terrà stamani con il sindaco e con l’Avvocatura municipale, l’assessore ai Trasporti e sottosuolo, Mario Calabrese, avverte: «Mi sembra che ci siano gli estremi per un nuovo ricorso al Tar. Valuteremo con l’Avvocatura il da farsi». «Leggo — dice — anche di un invito a incontri istituzionali per condividere le scelte. Ma noi avevamo già fatto un’analisi tecnica nella quale crediamo e individuato il sito. Poi abbiamo avuto le autorizzazioni e aperto il cantiere. Siamo sempre stati a disposizione per individuare scelte condivise. Il sindaco de Magistris, peraltro, ha in agenda un incontro con il ministro per trovare soluzioni condivise, invece è arrivata prima questa nota». Calabrese racconta anche che «era stato dato l’ordine all’impresa di far partire i lavori che probabilmente si bloccheranno, in attesa di un ricorso al Tar. Dispiace perche da questa querelle la città non ne ha benefici». Tutto da rifare, dunque. E il tempo passa.

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13 febbraio 2019 2019 ( modifica il 13 febbraio 2019 2019 | 09:16)