Carte Vasari: anche Strinati rinuncia all’incarico dopo il no dei Festari

Arezzo, 10 ottobre 2018 – Il passo indietro del critico e storico dell’arte segue a quello di Antonio Paolucci: non si trova un perito per la commissione che definirà il prezzo del tesoro

Arezzo, 10 ottobre 2018 – E’ il curatore della mostra sulla vita di Caravaggio disegnata da Milo Manara, che si apre sabato alla Galleria d’arte contemporanea, ma non sarà l’esperto nominato dal tribunale per stimare il valore dell’Archivio Vasari, le più pregiate carte del Rinascimento italiano. Claudio Strinati, storico dell’arte di fama, proveniente dai ranghi delle sovrintendenze, rinuncia all’incarico affidatogli dal giudice Antonio Picardi prima ancora che andasse in discussione l’istanza di ricusazione presentata dai fratelli Festari, gli ex proprietari espropriati e ora in attesa di indennizzo, dopo che hanno contestato quello stabilito dal ministero dei beni culturali: 1,5 milioni per le lettere e i sonetti di Michelangelo, i disegni e la corrispondenza dei grandi del ’500, Papi e Granduchi in testa, con il mitico Giorgio, uno degli aretini più famosi di tutti i tempi.

Alla famiglia che ha ereditato l’archivio non va giù appunto che Strinati sia stato in passato un dipendente del Mibac e continui ad avervi rapporti grazie all’incarico di consigliere d’amministrazione delle Gallerie d’arte antica di Roma. Lo studioso, con uno scatto d’orgoglio, non è stato lì ad aspettare che si decidesse sulla sua ricusazione: si è messo al computer e ha vergato poche righe secche con le quali rimette il mandato. Inviate per mail, nel primo pomeriggio di ieri, a tutti i protagonisti di questa telenovela infinita: giudici, funzionari del ministero e Festari.

Un addio che fa seguito, a stretto giro di posta, a quello di un altro big come Antonio Paolucci, ex ministero dei beni culturali nonchè ex direttore degli Uffizi e dei Musei Vaticani. Anche lui era finito nel mirino dei fratelli perchè una dozzina di anni fa si era pronunciato per la congruità della famosa cifra di 1,5 milioni di cui la famiglia non vuol nemmeno sentire parlare.

Una valutazione irrisoria, dicono i Festari, che stima a prezzi da fame il sonetto di Michelangelo e il resto, specie di fronte all’offerta, poi finita nel niente, del magnate russo Vassily Stepanov, che si era detto disposto a pagare ben 150 milioni, cento volte tanto, pur di avere la soddisfazione di dirsi padrone delle carte, che pure non possono essere spostate da Casa Vasari, cui sono indissolubilmente legate con il vincolo pertinenziale posto nel 1994 da un altro ministro, Alberto Ronchey.

Il compito di dirimere la contesa spetta per legge all’arbitrato di un trio di periti, uno per ciascuna delle parti più un terzo scelto dal tribunale di Arezzo. E poichè si presume che gli esperti di parte votino per chi li ha nominati, è chiaro che diventa decisivo l’ultimo, quello teoricamente indipendente. Il problema è che adesso siamo a un punto morto.

Perchè con Strinati siamo alla terza rinuncia eccellente: prima di Paolucci, infatti, si era fatto indietro anche il direttore dell’archivio segreto vaticano, monsignor Sergio Pagano. Dove trovarlo uno studioso che abbia contemporaneamente fama sufficiente e carisma per soddisfare entrambi i contendenti, Mibac e Festari? All’estero, suggeriscono questi ultimi, ma l’ultima parola non tocca a loro. La palla torna nel campo del giudice Picardi.

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